Le sculture di Lois Anvidalfarei semplicemente ci sono e occupano gli spazi della Lanserhaus. I pesanti corpi umani sono gettati nel mondo, in balia di quest’ultimo, se ne stanno in piedi o sdraiati, con le membra decisamente allungate e accovacciati, fluttuanti, spezzettati in frammenti o astratti, ridotti all’essenziale. Non ci si può sottrarre ad essi, ai corpi massicci e alla presenza fisica immediata, all’arcaico linguaggio formale e alla forza scultorea. Immancabile la domanda sullo sforzo artistico, a livello sia mentale che fisico, necessario per foggiare simili volumi corporei e per conferire loro, al tempo stesso, anche una certa leggerezza, e questo, con tutta la loro pesantezza, per quanto contraddittorio ciò possa sembrare. Anvidalfarei parla di una vera e propria mania che lo spinge a far diventare figura, attraverso il bronzo pesante, i corpi. La sua ispirazione e percezione sono influenzate profondamente dall’esperienza immediata, alimentata anche dalla sua vita semplice, legata alla terra. L’artista osserva l’essere e l’esistenza umana con sguardo disincantato, ma anche con tanto amore ed empatia. Con titoli come Pietà, Crocifisso oppure Hic et Nunc, le sue sculture costituiscono un’esperienza materializzata, emozionale ed esistenziale, persino religiosa. L’artista anima il bronzo, l’apparentemente informe non segue alcuna teoria delle proporzioni classica, ma prende a modello il corpo reale, spesso anche il proprio corpo. Il lavoro è per lui inevitabilmente una sfida con sé stesso, con i suoi umori, i suoi stati d’animo, le sue emozioni. “Tutto parte sempre da me stesso, dai miei pensieri, dalle mie mani”, sottolinea Anvidalfarei. “Il punto è quanto profondamente, quanto seriamente, con quanta chiarezza riuscirò a vivere con questo operare e se sarò in grado di raggiungere, attraverso questo processo, una dimensione universale che in seguito non riguarderà più solo me come individuo, ma più esseri umani, l’intera umanità.”
Sono per lo più figure massicce, sia uomini che donne, che non sembrano corrispondere agli ideali di bellezza e ai concetti dello spirito del tempo e che, in verità, sono molto più vicine alla realtà che non le fotomodelle e le stelle del jet set che ci sorridono incessantemente dalle riviste patinate, dai forum su internet o dai film. Le sculture in bronzo non sono astratte, non sono concezionali, neppure del tutto innovative, per quanto riguarda il mezzo espressivo e la realizzazione, i temi, eppure i suoi lavori, nella loro autentica veridicità e intensa vivacità, sono attuali e conformi ai tempi. Le figure umane di Anvidalfarei vivono nel nostro mondo e, al tempo stesso, in un mondo tutto loro, si disinteressano di noi spettatori e spettatrici; tuttavia, non riusciamo a staccare lo sguardo da loro, a non confrontarci con esse.
Anvidalfarei vive in Val Badia ed è un cosmopolita. Spesso si avventura oltre i confini della sua terra, per ritornarci volentieri, nel “luogo desolato”, come lui lo chiama, perché qui dice di essere molto più attivo e creativo che non, per esempio, in una grande città. La terra e la natura erano e sono il suo campo di forze e impulso creativo. Solo qui poteva creare e conservare un linguaggio sculturale tanto credibile. Una corporeità accresciuta, potente, mai caricata di surrealismo o formalmente ridotta, ma semplicemente una raffigurazione veritiera e autentica di noi esseri umani. Una tematica senza tempo.
In occasione del 60mo compleanno di Lois Anvidalfarei, la Lanserhaus gli dedica una rassegna curata da lui stesso insieme a Stephanie von Gelmini, che abbraccia le opere di tre decenni, dai primi concentrati lavori dei tardi anni Ottanta alle più recenti sculture direttamente provenienti dall’atelier di questo artista eccezionale.
Günther Oberhollenzer